La cresta panoramica che dal valico della Chiesola sale al Monte Puzzillo


Se vi è capitato che amici vi abbiano chiesto dove andare in montagna, con poco sforzo, nessun pericolo e tanta tanta soddisfazione e siete stati assaliti dal dubbio e dalla paura di tanta responsabilità questo percorso fa al caso vostro.
Una bella giornata primaverile, di quelle calde il giusto, con un leggero venticello che vi accompagna nei tratti più ripidi e vi toglie la fatica,  la voglia di camminare per una decina di chilometri su un dislivello di circa 7/800 metri complessivi sono gli ingredienti unici e necessari per creare con poco una giornata indimenticabile.
Così è nata questa giornata, dal desiderio di Marina di conoscere nuove montagne e di passare una bella giornata poco faticosa e nello stesso tempo entusiasmante.
Ne è scaturita una giornata indimenticabile al centro degli Appennini con lo sguardo che spaziava da Nord, con i profili del Terminillo e Sibillini a delimitarne gli orizzonti, a Sud dove le muraglie del Sirente e della Majella  fermavano lo sguardo.
Poche note servono per darvi le giuste coordinate e poterci seguire in questa bella esperienza montana; il resto lo possono fare le foto che descriveranno meglio di ogni commento, quanto sia bella e panoramica questa secondaria cresta del gruppo del Velino.
Il percorso, come dicevo, non è lunghissimo, circa una decina di chilometri, con un dislivello totale, tra sali e scendi, di circa dieci chilometri per cui può essere intrapreso con tutta la calma possibile. Quello che descriverò è un anello su due creste, ma può tranquillamente essere chiuso sulla cima del Puzzillo per ritornare sulla stessa via dell’andata; in questa maniera risulterebbe di molto più breve e meno stancante.
Si deve raggiungere Campo Felice; dall’autostrada A25 è facile. Uscita Campofelice / Tornimparte, seguire le indicazioni subito dopo il casello, in pratica sempre diritti in salita. Ci si alza velocemente e altrettanto velocemente lo sguardo si impadronisce delle prime cime del gruppo del Velino, quelle più a Nord: il Cava, il Cornacchia e l’Orsello, basta una buona carta per localizzarle facilmente.
Si segue la strada sempre in salita fino ad un valico da cui si riprende a scendere, il Valico della Chiesola, 1633 metri. Un grande cartello stradale vi darà la posizione, impossibile è non vederlo.
Subito dopo il cartello, sulla destra tra la strada e l’inizio del bosco c’è posto per parcheggiare.
Dal parcheggio è evidente un sentiero che supera agevolmente la scarpata e vi porta direttamente nel bosco, prendetelo ed inoltratevi; una volta dentro il sentiero, poco segnalato ma facilmente intuibile, aggira dolcemente la montagna; si può anche salire liberamente, come abbiamo fatto noi, ognuno con la traiettoria che preferisce. L’obiettivo è quello di raggiungere la dorsale sopra di voi; solo 15 minuti di immersione nel fitto bosco e si esce su una larga cresta dominata da ampie radure dove è intuitivo riconoscere la traccia del sentiero e dove lo è meno riconoscere i segnavia, molto presenti ma purtroppo sbiaditi dal tempo . Se ci arrivate presto come abbiamo fatto noi, quando i raggi del sole ancora caldi delle prime ore della mattina tagliano di traverso il bosco rado della cresta vi sembrerà di immergervi in un’ ambiente da favola. Per chi non vuole avventurarsi nel bosco con sentiero incerto, dal luogo dove si è parcheggiato, occorre tornare indietro sulla strada  per circa trecento metri, scendere nella radura, dove in fondo potete facilmente scorgere un’ area picnic attrezzata, e cercare l’inizio del sentiero che coincide esattamente con l’inizio della cresta che andrete percorrendo.
Torniamo sulla cresta da favola dominata da ampie radure dove ci eravamo lasciati.
Si percorre da nord a sud, verso sinistra una volta terminata la salita, per chi è meno avvezzo ai punti cardinali e alle carte dei sentieri. Davanti avremo circa quattro chilometri di cresta e a questo punto poco più di trecento metri di dislivello da superare.
Il primo tratto lo si percorre ancora in mezzo al bosco; la cresta è ampia, le radure tra gli alberi pure. A tratti il bosco si richiude ma il sentiero è evidente e bellissimo per l’atmosfera che ci si respira. Gli orizzonti sono ancora bloccati dal fogliame.
Il bosco termina quando davanti a voi si intravede ormai la cima del Monte Fratta, un ometto nemmeno troppo piccolo è evidente da lontano, quando lo sguardo è finalmente libero di spaziare fin nel cuore del gruppo del Velino, fin sulla sommità del sempre presente Gran Sasso, fin dentro l’immensa verde spianata di Campo Felice.
E’ respirare ad ampi polmoni, è farsi inondare il cuore dalle montagne, è già essere felici e realizzati per le emozioni cercate e trovate, eppure si tratta solo di un piccolo assaggio rispetto a ciò che avrete davanti.
Un’ ora circa è passata da quando abbiamo abbandonato l’auto e siamo sul Monte Fratta, un dolce cucuzzolo di  1878 mt, che consente già di godere di un panorama di tutto rispetto.
Si continua in cresta, ora in discesa perdendo una cinquantina di metri; di fronte un sentiero che a tratti si immerge di nuovo nel rado bosco ed uno spigolo che potrebbe intimorire per quanto ripido e stretto: siamo sulle falde del Monte Cornacchia. L’impressione precedente si vanifica passo dopo passo e ci si accorge che è il solito schiacciamento dovuto alla distanza. Un passaggio facile, in bilico tra il ripido pendio boscoso verso ovest ed il dirupo verso la piana di Campo Felice, una fila di rocce a fare da corrimano ad un sentiero che nella cresta sembra scavato a mano, una sorta di enorme panchina esattamente intagliata sulla cresta, fa divertire e da lì  inizia l’attacco allo spigolo. Agevole, facile con pochi passaggi divertenti su rocce comunque aggirabili, lo spigolo si supera di slancio guadagnando facilmente i 2010 mt. del monte Cornacchia. La vetta coincide con l’inizio di una lunga cresta, circa un chilometro e mezzo, piuttosto piatta ma estremamente panoramica. Tutto il gruppo del Velino è ora lì davanti, pezzato dalle ultime ampie sacche nevose; ci si può divertire come su uno schermo cinematografico a riconoscere tutte le vette di cui è composto. Ed è qui, subito dopo il Cornacchia, quando la cresta che calpestiamo sembra sorgere dal nulla contornata come è dalle profonde valli della piana di Campo Felice, del Puzzillo e dal Vallone del Morretano  molte centinaia di metri più in basso, quando nulla più si frappone al nostro sguardo fino ai confini con l’orizzonte, che l’escursione assume tutto il suo valore. Ora siamo su un trampolino naturale verso il Velino, tutto è aereo, luminoso, infinito; lo sguardo non si ferma e corre su quelle linee di cresta che fanno da confine al cielo. Quello di Marina, che ormai non ce la fa più a contenere la sorpresa per queste montagne così belle e fino ad ora sconosciute, si ferma sul Costone. Un muro di roccia che domina il rifugio Sebastiani, proprio al centro del gruppo. Sembra chiamare. Bellissima montagna.
La cresta finisce sul Puzzillo, un balcone naturale di 2175 metri d’altezza.
Come detto all’inizio questa cima potrebbe essere la fine del percorso da ripetersi, per tornare alla base, completamente a ritroso.  Per chi ha invece, ancora sufficiente energia e voglia di natura silenziosa e di estasi, immagino i più, in fondo sono passate solo tre ore dall’inizio della camminata, non rimane che seguire ancora il racconto di questa giornata. Si torna indietro sulla cresta per qualche centinaio di metri, fino alla prima selletta leggermente accentuata, proprio sopra la sottostante e molto più marcata ed evidente sella del Morretano ad ovest. Tracce di sentiero poco evidenti, solo la presenza di piccoli ometti di pietra possono darvi spunto per trovarlo. Non vi fate spaventare da una corona di rocce al limite del primo tratto di discesa erboso che lascerebbero pensare ad un profondo salto sottostante. Imboccate con fiducia il pendio ed una volta arrivate sulle rocce vi accorgerete che il tratto sottostante fino alla sella è del tutto percorribile senza difficoltà. Anzi è in questo tratto che il sentiero si fa più marcato e non lascia più niente all’immaginazione. In pochi minuti siamo alla Sella del Morretano; verso nord il colpo d’occhio sulla valle omonima vale la pena di una sosta. Dalla sella un sentiero di traverso sul lato opposto da cui veniamo, molto visibile e poco inclinato riconduce sulla cresta che fino a quel momento avevate ammirato da lontano. Una piccola deviazione per un sentiero evidente riportandoci un po’ indietro conduce alla Cima del Morretano altro bel balcone naturale sulla valle del Puzzillo. Non vi fate prendere dalla pigrizia, vale la pena percorrere quel poco dislivello e dominare, da un punto privilegiato, tutto l’ampio vallone del Puzzillo. Tornati su nostri passi, verso nord, l’appuntita cima della Torricella a circa un chilometro di distanza vi fa da radio faro nel ritorno verso la base. Percorrendo questa nuova cresta è bello guardare verso est tutta quella che abbiamo percorso poche ore prima. Dalla Torricella, per ritornare sul sentiero a valle l’ideale è continuare in cresta verso nord e seguire il pendio che dopo un chilometro circa declina piegando verso est fino ad appiattirsi sul vallone del Morretano; noi in barba al consiglio siamo scesi, senza sentiero, direttamente in valle. Una volta dentro il sentiero è evidente, la valle si stringe e confluisce nel bosco verso nord, è poco segnato ma è evidentissimo; si stringe prima all’interno di un bosco ora più fitto e si riallarga dopo in una piccola radura dove diventa carrareccia dove molto marcate sono le tracce di fuoristrada. E’ qui forse il momento più difficoltoso dell’escursione quando il bosco si fa fitto di nuovo ed impedisce di scorgere gli orizzonti e le creste tutt’intorno. Percorriamo la strada per circa quaranta minuti, fino ad oltrepassare due grosse pietre di sbarramento ai mezzi motorizzati; il monte Fratta si intuisce sulla nostra destra, a tratti forte èil pendio, ma non se ne delimita la fine; continuiamo ancora fino ad incontrare un poco marcato sentiero sulla destra che percorre di traverso il fianco della montagna e si inoltra nel bosco. Conosco il territorio e questo, anche se leggermente faticoso ci permette di arrivare in cresta esattamente nel punto dove la mattina eravamo sbucati provenienti dal versante opposto. Non restava che scendere tra le foglie del sottobosco direttamente verso il basso, guidati dai rumori delle automobili che ormai dominavano di nuovo il mondo; siamo sbucati esattamente sopra la nostra auto parcheggiata. Per chi non conosce il territorio sarebbe il caso di continuare ancora la sterrata tenendosi costantemente verso destra ad ogni incrocio che si incontra fino a raggiungere una spianata dove il bosco sembra essere più basso al cospetto dell’orizzonte. Attraversare sempre verso destra il bosco in prossimità di tracce di sentiero ed in pochi minuti si raggiunge l’area attrezzata da picnic e da lì in leggera salita  la strada in prossimità del Valico della Chiesola.
La nostra è stata una giornata magnifica dominata da paesaggi e panorami a perdita d’occhio, dominata da valli e creste, da decine e decine di cime importanti e da un bosco da fiaba. Andate a trovare la vostra giornata, il percorso è facile, le soddisfazioni immense; vale un po’ di fatica e una alzataccia insolita.